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  13 aprile , 2009       piero.devita       Attualità   
Terremoto e studenti di Trebisacce

Appena giunta la notizia del terremoto in Abruzzo abbiamo cercato di rintracciarli sui telefonini. Sono i nostri universitari iscritti presso l'Università degli studi di L'Aquila. Abbiamo sofferto insieme alle rispettive famiglie. Intanto nelle nostre case giungevano immagini devastanti  e cresceva l'ansia. Per diverse ore nessuna notizia della loro sorte. ...e quelle rovine della Casa dello Studente  non davano speranza alcuna...Ma Giuseppe L.R. riesce a contattare papà e mamma. Alle prime ore dell'alba i genitori partono diretti a L'Aquila...Giuseppe c'è e sta bene. E' salva anche Barbara A... ci richiama sul cellulare " Ho avuto tanta paura, Professò...Sto tornando a casa. Ho tanta voglia di riabbracciare mia mamma. Ho visto cose inaudite. Il terremoto ha distrutto tutto" Ma di Umberto D'A. ancora nessun riscontro e nessuna certezza. Barbara è riuscita a contattarlo. E' salvo ma ancora è in strada. Incontriamo la mamma di Umberto, è serena. Umberto ha chiamato a casa. Appena possibile sarà a Trebisacce. Di Giulia Yak. ancora non sappiamo nulla. Durante il Telegiornale appare in TV, la intervistano poi nel corso della trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa. Racconta la sua esperienza. Che sollievo!!!! ...Anche Giulia è fuori pericolo. Li abbiamo incontrati in città. Li abbiamo abbracciati. Barbara e Umberto sono con noi alla processione della Via Crucis, vicini alla statua della Madonna Addolorata. Con noi nella Chiesa Madre San Nicola di Mira. Feriti, turbati, silenziosi. La mamma di Barbara piange seduta tra i banchi della Chiesa. Mons. Morano li chiama dal pulpito, li saluta ed esprime loro tutto l'affetto della città. La popolazione si stringe intorno ai nostri giovani universitari, commossa per loro storia. Il resto è nel calore delle proprie case.

 

               


Riportiamo un articolo di PINO LA ROCCA ( tratto da Nuova Sibaritide)

 

Mentre si continua a scavare alla ricerca degli ultimi sopravvissuti e la terra continua a tremare, c’è chi invece si è salvato dalle macerie per circostanze favorevoli e può raccontare in modo diretto la propria terribile esperienza.
Tra questi ben 4 studenti universitari trebisaccesi che, come tantissimi studenti universitari calabresi alla ricerca di lauree brevi nel settore sanitario più facilmente spendibili nel mondo del lavoro, erano a L’Aquila la notte del terribile sisma che ha letteralmente sbriciolato una città storica come L’Aquila, ricca di monumenti e di beni ambientali di prima grandezza e provocato tanti morti.
E’ il papà di G. L. R., 22 anni, universitario in Radiologia, che racconta ancora commosso la propria terribile esperienza per fortuna conclusasi in modo indolore: il telefono di casa squilla nel cuore della notte ed il figlio, svegliato dal boato del sisma che ha fatto traballare il letto e scosso le mura della casa, in preda ad un comprensibile panico, avverte i genitori del pericolo incombente. La casa in cui alloggia Giuseppe insieme ad altri studenti universitari, costruita di recente, per fortuna ha retto, ma le mura continuano a tremare; dalle pareti continuano a piovere calcinacci e la paura è tanta.
I genitori, anch’essi in preda ad un comprensibile panico, decidono di mettersi subito in viaggio per L’Aquila. Durante l’interminabile viaggio (circa sei ore) le comunicazioni si interrompono per via del blak-out telefonico che è sopraggiunto sempre a seguito del sisma e l’apprensione e la paura aumentano in modo esponenziale. Ma la voglia di fare in fretta è tanta.
Arrivati di buon mattino nei pressi del Centro Storico del capoluogo abruzzese, vengono fermati dai militari perché è pericolosissimo avventurarsi a piedi per le vie di un centro storico che sembra uscito dai bombardamenti: la gente per strada urla e si dispera. I due genitori cercano di farsi strada tra i cordoni degli agenti che però non fanno passare nessuno. In quei concitati momenti di tensione e di paura c’è per fortuna un agente del Corpo Forestale dello Stato di origini calabresi che li individua dall’accento “paesano” e capisce al volo il dramma che stanno vivendo i due genitori.
A seguito delle indicazioni fornitegli, l’agente lascia i genitori in preda all’ansia ed alla paura e si introduce per i vicoli del Centro Storico alla ricerca della via e del numero civico dello studente. Trascorrono minuti interminabili. Papà a mamma, mano nella mano e lo sguardo oltre le macerie, attendono speranzosi la buona notizia: alla fine Giuseppe è nelle mani dei genitori che, in preda a copiose lacrime di commozione, lo abbracciano e lo portano a casa.

Pino La Rocca