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  18 novembre , 2009       piero.devita       Attualità   
Ospedale- LE PROPOSTE DELLE ASSOCIAZIONI

 

 

DOCUMENTO 1

 

DOCUMENTO DELLE ASSOCIAZIONI

 

                                          Dott. Leonardo Odoguardi- Italia Nostra             (ph. Salvatore Noia)

 

 

 

Le Associazioni di Volontariato di Trebisacce, riunitesi in data 10.11.2009 per la definizione dello

sciopero generale dell’11.11.2009 a sostegno del Presidio Ospedaliero - Alto Jonio, unanimemente

sottoscrivono il suddetto documento nei punti di seguito riportati.

 

1.      Nell'ambito dell'ASP di Cosenza la “Fascia Jonica” che va dalla provincia di Crotone a quella    di Matera, ha una sua peculiare identità geografica e distribuzione comunale che non può essere

"diluita" con Cosenza o con l'area del Pollino ne tanto meno con la “fascia tirrenica”.

Già altri  importanti Enti identificano la loro operatività con questa zona tanto che è in atto da

parte di tutti i comuni la richiesta di istituire la nuova Provincia della Sibaritide! Nei 110 chilometri che vanno da Cariati a Rocca Imperiale ci sono 4 ospedali e la vera anomalia è quella di Rossano e Corigliano che hanno due ospedali a distanza di meno di 10 chilometri. E' pur vero che è stato previsto il nuovo ospedale a metà strada ma è ancora lontana la sua realizzazione con 350 posti letto. L'ospedale di Trebisacce dista dai 2 ospedali suddetti circa 40 chilometri e raccoglie  l'utenza di 17 comuni, in prevalenza disagiati per viabilità in quanto montani (700-1000 m. s.l.m) che distano a loro volta da Trebisacce fino a 50 chilometri senza contare che l'ospedale di Trebisacce, da un punto di vista strategico, si trova ai confini con la Regione Basilicata dove opera un buon ospedale, a Policoro, di facile accesso per viabilità e vicinanza.

 

2.      La Giunte Regionale della Calabria, in data 10.09.09, ha approvato il Piano di rientro (Piano di

razionalizzazione e riqualificazione del servizio sanitario regionale) successivamente presentato al governo nazionale. Con tale Piano ha indicato le linee essenziali della programmazione sanitaria per i prossimi anni. In tale documento parte importante ha il riordino della rete ospedaliera per la quale peraltro si annuncia la riconversione di circa venti ospedali per acuti, la cui individuazione avverrà entro 90 giorni (10 dicembre). Nel Piano di rientro si indicano fra l'altro i parametri di riferimento dei posti letto ospedalieri per acuti per la riabilitazione e la lungodegenza, fissando al 3 per mille quelli per acuti e 0,8 per mille quelli per la riabilitazione e la lungodegenza. Anche sulla base di tali parametri non può essere fatta una programmazione che sia avulsa dalla esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza e conseguentemente una adeguata offerta di servizi ai cittadini. Tutta la “Fascia ionica” (Cariati- Rocca Imperiale) conta normalmente circa 180.000 abitanti che nel periodo estivo raddoppiano (350.000) per la presenza di villaggi turistici e rientri di emigranti. Se tale popolazione viene rapportata alla più stretta necessità di posto letto che attualmente è del 3,8 per mille abitanti ne scaturisce l'esigenza di avere almeno 700 posti letto. Il nuovo ospedale da costruire è stato programmato per 350 posti letto che di gran lunga non soddisfano le esigenze di ricovero per la popolazione dell'intera zona dell'ex ASL di Rossano. Infatti il P.S.R. approvato dalla Giunta Regionale, ma non dal Consiglio, operava la scelta di conservare e potenziare l'ospedale di Trebisacce come ospedale per acuti con 72 p.l. sia per soddisfare la domanda degli abitanti dell'Alto Jonio sia per evitare le "fughe" verso la Basilicata (Policoro). Del resto occorre considerare che l'area dell'Alto Ionio ha perduto 100 p.l. dal privato (Clinica di Sibari). La “Fascia ionica” e l'Alto Ionio non possono essere penalizzati dalle Case di Cura private esistenti in altre zone dell'ASP di Cosenza (“…in Calabria ci sono 37 presidi pubblici e 36 privati e questi ultimi in alcune realtà superano i presidi pubblici come appunto a Cosenza fino ad arrivare al paradosso di Crotone dove ci sono 6 Case di Cura private ed un solo presidio pubblico”) ne tanto meno da gestioni allegre.

In tale contesto può essere utile evidenziare i livelli di offerta ospedaliera nel territorio della

ex ASL di Rossano.

 

 

 

 

ABITANTI NELLA EX ASL DI ROSSANO AL 2006: 176.097

 

 

 

POSTI LETTO UFFICIALMENTE ESISTENTI  

 PL ATTUALMENTE ATTIVI     

PO Corigliano          154

112
PO di Rossano           153    102
PO di Cariati               76          54
PO di Trebisacce         77      28
Totale                      460       296

                 

                                                                                        

 

Occorre considerare che l’ex ospedale di Cassano è stato già riconvertito in Hospice con 10 p.l., e che non esistono più i 100 posti letto della Casa di Cura di Sibari poiché chiusa ed inoltre l’assenza di altre cliniche private sul territorio.

 

Il nuovo PSR approvato dalla giunta negli ultimi mesi del 2007 (ma non dal consiglio) prevede:

 

Nuovo ospedale della sibaritide            330 p.l.

Cariati                                                     110 p.l.  (di cui 30 per acuti)

Trebisacce                                                72 p.l.

Totale                                                     512 p.l.

 

Nel Piano veniva indicata la permanenza e la riqualificazione dell'ospedale di Trebisacce anche come ospedale di "confine" finalizzato a soddisfare l'utenza di una popolazione distante ed in territorio montano:

-ad integrare i posti letto per acuti del nuovo ospedale,

-ad evitare le "fughe" verso la Basilicata.

 

Considerando che i parametri di riferimento del Piano di rientro sono del 3 per mille abitanti per gli acuti e dello 0,8 per mille per la riabilitazione e la lungodegenza l'offerta di posti letto per l'area di 176.097 abitanti dovrebbe essere:

 

586 p.l. per acuti

141 p.l. per riabilitazione e lungodegenza

727 p.l. totali

 

Tale cifra va abbattuta di una certa quota da assegnare alle aziende ospedaliere di riferimento che

in ogni caso non potrà essere esorbitante se si vogliono rispettare i livelli essenziali di assistenza.

 

3.      L'ospedale di Trebisacce, come detto, è di riferimento per 17 comuni con una popolazione di circa 60.000 abitanti e in Italia sono note altre realtà geografiche simili con una popolazione

anche inferiore che possiedono ospedali ben funzionanti pur essendo a distanza di 30-50 chilometri da altri ospedali più grandi e di riferimento. Quello che risulta molto importante è il

sistema di rete e l'ospedale di Trebisacce è favorevole a questa impostazione nel rispetto dei

LEA.

 

4.      Per l’ospedale di Trebisacce la situazione attuale è molto rischiosa da un punto di vista assistenziale non solo per i residenti ma anche per i ricoverati. Se poi si aggiunge il mancato

rinnovo di alcune attrezzature o la sfiducia delle popolazioni e degli operatori si capisce che

questa situazione di stallo non può durare oltre.

 

 

5.      Infine occorre tener ben presente che il nuovo ospedale della Sibaritide, di là da venire non sarà

certo in grado di soddisfare la domanda di ricovero per acuti della zona con i suoi 350 p.l..

Nella fase attuale a maggior ragione non si può procedere a politiche di strisciante dismissione

di reparti e di attività come purtroppo sta accadendo. Questo produce immediata negazione

dell'assistenza ai cittadini.

 

CONCLUSIONI

 

A fronte di quanto detto, ciò che risulta indispensabile al momento è:

 

(a)   La Regione nella programmazione della rete ospedaliera, attraverso la esplicitazione al Piano

di Rientro, deve prevedere la permanenza e il rilancio dell'ospedale di Trebisacce, così come

indicato dal P.S.R. approvato dalla Giunta.

(b)   L'ASP di Cosenza deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie

secondo quanto indicato dai NAS nel luglio scorso e come il DG si era inizialmente impegnato a

fare con i sindaci.

(c)    impensabile ritenere che, a regime, il fabbisogno di posti letto per acuti per una popolazione

di 176.097 abitanti possa essere soddisfatto con i p.l. del nuovo ospedale della Sibaritide per il

quale sono previsti 350 p.l.

(d)   Nella fase attuale e fino alla costruzione del nuovo ospedale occorre garantire un’offerta di

posti letto adeguati (non inferiori comunque ai parametri del PSR). Da ciò si deduce l’indispensabilità della piena operatività dell’ospedale di Trebisacce sia nella fase attuale che a

regime. Ripristinare i reparti preesistenti e la piena operatività di tutti i posti letto ed i servizi,

accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento.

(e)   programmare il rilancio e la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni (Medicina con sezione Oncologica, Nefrologia e Dialisi, Cardiologia-Pneumologia, Chirurgia Generale e/o specialistica, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia e/o Traumatologia di nuova istituzione, Rianimazione, nonché tutti i servizi di riferimento) anche attraverso la rapida copertura dei Direttori e dirigenti di Struttura, in modo di essere un polo di attrazione.

(f)     Infine la situazione attuale che vede un numero di posti letto effettivamente attivi pari a 296

per l’intera area della fascia ionica e 28 per Trebisacce si configura come una vera e propria

grave deficienza di offerta che non garantisce i livelli essenziali di assistenza.

 

PROPOSTE - RICHIESTE

Premesso che  il D.l.vo  n. 229/99  recita all’art. 1, comma 2: “Il Servizio sanitario nazionale  assicura, attraverso risorse pubbliche e in coerenza con i principi e gli obiettivi indicati dagli articoli 1 e 2 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, i livelli essenziali e uniformi di assistenza (LEA) definiti dal Piano sanitario nazionale nel rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell’economicità nell’impiego delle risorse” e che comunque i LEA debbono essere uniformemente garantiti su tutto il territorio nazionale e all’intera collettività, tenendo conto delle differenze nella distribuzione delle necessità assistenziali e dei rischi per la salute.

 

Alla luce delle considerazioni esposte, le associazioni, in coordinamento tra di loro in difesa dell’Ospedale di Trebisacce formulano la seguente proposta e considerazioni:

 

Proposta:

Proposta base:

1.      Pieno rispetto del documento sottoscritto dalla conferenza dei Sindaci nel 2006 con l’allora Direttore Generale, rappresentante legale pro tempore della Azienda sanitaria.

2.      Dotazione del Presidio di Trebisacce di almeno 100 posti letto con previsione già nel piano di rientro in corso di elaborazione alla Regione Calabria.

3.      Attuazione immediata delle prescrizioni di luglio 2009 dei  NAS per mettere a norma le due sale operatorie.

4.      Riapertura immediata del Blocco operatorio,  dei reparti di Ostetricia e Ginecologia e della Chirurgia generale e revoca della delibera di luglio 2009.

5.      Potenziamento del Reparto di Medicina.

6.      Potenziamento del Reparto di Cardiologia/UTIC;

7.      Potenziamento e riorganizzazione di tutto il sistema di emergenza territoriale.

8.      Dotazione del personale e delle attrezzature necessarie nonché di nuove tecnologie adeguate alla corretta gestione dei casi clinici per far si che l’ospedale di Trebisacce possa erogare prestazioni di qualità.

 

Indirizzi di specializzazione:

da valutare anche dopo l’accettazione della proposta base, di concerto con le istituzioni Aziendali e regionali in funzione del fabbisogno e della mobilità sanitaria dalle stesse individuato, tra cui:

9.      Eventuale modulo di chirurgia vascolare perché non presente sul territorio;

10.  Eventuale modulazione di una chirurgia generale e/o di urgenza e/o laparoscopica a supporto del vasto territorio di riferimento.

11.  Eventuale attivazione  di un Day Surgery  oculistico annesso al reparto Chirurgico.

12.  Eventuale attivazione di un  reparto di Traumatologia per come previsto nel vecchio piano sanitario, e per l’alto tasso di incidenti stradali dell’area.

13.  Eventuali altre specialità da considerare quali Pneumologia, Oncologia, Gastroenterologia, Dermatologia.

14.  Attivazione di eventuali posti di Riabilitazione e/o lungodegenza.

 

Considerazioni:

1.      Le Associazioni si chiedono come mai è stato disatteso il documento sottoscritto dalla conferenza dei sindaci nel 2006?

La conferenza dei Sindaci convocata per l’occasione, nel 2006, riuscì a sottoscrivere un documento con l’allora Direttore Generale: in questo documento si accettava la nuova sede a condizione che l’Ospedale si chiamasse “NUOVO” e non Unico, che tale presidio fosse previsto in sostituzione dei soli Presidi di Rossano e Corigliano, che fosse dotato di 300 posti letto e non 500 come previsto, ed a condizione che i rimanenti 200 posti letto fossero Distribuiti tra i Presidi di Cariati e Trebisacce, che sarebbero rimasti Ospedali per acuti e  sarebbero stati potenziati.

 

2      Una mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni verso la richiesta di tutela del diritto alla salute e del rispetto dei LEA comporterà iniziative da parte della società civile finalizzate al trasferimento del territorio dell’Alto Jonio, da Cassano fino a Rocca Imperiale, alla regione Basilicata, (art. 132 Cost. comma 2 e L. 352/70) che risulta molto più agevole raggiungere sia per le distanze, che per la comodità delle vie di comunicazione al momento esistenti tenendo conto che  anche l’ospedale di Policoro dista  solo 30 KM  da Trebisacce, meno cioè che da Rossano.

 

Prima che sia troppo tardi, poiché la Regione con il Piano di rientro sta già lavorando sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, le Associazioni chiedono a tutte le istituzioni di fare fronte comune con il movimento in corso perché soltanto uniti si riuscirà a far valere il diritto alla salute ed ai livelli minimi di assistenza di tutti i cittadini dell’ Alto Jonio.

 

 

F.to LE ASSOCIAZIONI ADERENTI

 

DONNA ANZIANA E CONDIVISIONE/ Ph- Salvatore NOIA


 


 

             DOCUMENTO 2

                Dott.ssa Carmela Maradei - Fidapa

Mentre i sindaci si rassegnano, le associazioni si mobilitano a difesa dell’ospedale di Trebisacce.

 Infatti la chiusura dell’Ospedale di Trebisacce parte da lontano perchè fa parte di un piano strategico predisposto da tempo, e nel tempo si sta pian piano realizzando nell’indifferenza di quanti istituzionalmente potevano agire ed intervenire e non lo hanno fatto! Vi spieghiamo perché la chiusura di Trebisacce non è una sorpresa:
La Regione Calabria con il  PSR anno2004-2006,  tra l’altro  individua come obiettivo prioritario l’Ospedale UNICO della SIBARITIDE con l’intento di costruire un nuovo e moderno ospedale in sostituzione di quei Presidi ospedalieri esistenti ma obsoleti ovvero disomogeneamente distribuiti sul territorio. La sede naturale prevista per l’Ospedale unico della sibaritide era il territorio di Sibari, la sibaritide appunto; il Sindaco di Cassano aveva anche dato la disponibilità ad offrire gratuitamente il suolo.
Questa scelta avrebbe fatto si che il  Presidio Unico avesse un ampio bacino di utenza potenziale,  ricadente su tutto il  territorio della sibaritide ma anche parte del Pollino, e si potessero  chiudere diversi ospedali vicini; infatti questo Presidio unico sarebbe stato equidistante tra I Comuni di Rossano e Corigliano da una parte e Trebisacce dall’altra, ma anche equidistante da Spezzano A., Castrovillari, ecc. (posizione baricentrica dell’ospedale UNICO con all’incirca 20-30 KM di distanza da ogni posizione).
Qualcuno però ad un certo punto però ha scelto di spostare la sede di questo ospedale tra Rossano e Corigliano.

La conferenza dei Sindaci convocata per l’occasione, nel 2006,  grazie all’opposizione di pochi sindaci a questa nuova sede, riuscì a sottoscrivere un documento con l’allora Direttore Generale: in questo documento si accettava la nuova sede  a condizione che l’Ospedale si chiamasse “NUOVO” e non Unico, che tale presidio fosse previsto in sostituzione dei soli Presidi di Rossano e Corigliano, che fosse dotato di 300 posti letto e non 500 come previsto, ed a condizione che i rimanenti 200 posti letto fossero Distribuiti tra i Presidi di Cariati e Trebisacce, che sarebbero rimasti Ospedali per acuti e sarebbero stati potenziati. 

Tuttavia il potenziamento previsto per il Presidio di Trebisacce non c’è mai stato, mentre si è assistito ad un continuo depauperamento delle risorse umane, tecnologiche ed economiche; la riprova che la chiusura del Presidio   di Trebisacce rientra in un disegno che parte da lontano è data dal fatto che non sono stati mai nominati i primari in sostituzione di quelli nel frattempo pensionati o trasferiti, cose che invece puntualmente è successo per altre realtà.
Probabilmente si è cercato e si cerca   di risanare i conti di tutta la Azienda sanitaria di Cosenza a discapito solamente dell’Alto ionio. Se proviamo a guardare i numeri ci rendiamo conto che i posti letto nell’area del Distretto di Trebisacce nel 2006 erano circa 180 (100 per la clinica di Sibari ed 80 per il P.O. di Trebisacce) e tale dato corrisponde a  3 posti letto x 1000 abitanti quindi comunque entro gli standard previsti.
Se consideriamo che dal 2007 la Clinica è stata chiusa ci rendiamo conto per l’area si sono persi già 100 posti letto e che i posti letto disponibili in un territorio di circa 60.000 abitanti erano fino a luglio scorso soltanto 70, quelli dell’ospedale di Trebisacce. Se rapportiamo 70 P.L. a 60.000 abitanti vediamo  che la disponibilità dei posti letto è bassissima, cioè  1,16 posti letto per mille abitanti ed il prezzo in questo senso l’Alto jonio lo ha già pagato abbondantemente. Attualmente con gli ultimi provvedimenti i posti letto di cui è dotato l’Ospedale di Trebisacce non superano le 40 unità, e se consideriamo che un ospedale con meno di 80-100 posti letto è per definizione improduttivo, il destino dell’Ospedale di Trebisacce sembra inesorabilmente segnato. E’ questione di tempo ma sarà presto chiuso.
Se proviamo a fare lo stesso calcolo per altri territori dell’Azienda provinciale  ci rendiamo conto dell’ampia disponibilità in queste aree di posti letto pubblici, ma soprattutto privati, che vanno ben oltre la percentuale di 3 posti letto x 1000 abitanti. Nel territorio della ex ASL 1 di Paola ad esempio, l’offerta è di 4,5 posti letto x 1.000 abitanti, mentre nella ex ASL4 l’offerta raggiunge i 5,30 posti letto x 1.000 abitanti.  Quindi se occorre rivedere l’organizzazione, questa va rivista nel complesso, salvaguardando anche le esigenze dei diversi territori e delle popolazioni. Oppure l’alto jonio è stato, è e rimarrà sempre orfano della politica e delle istituzioni assenti per quattro anni ed undici mesi per ogni quinquennio?
Non ci si rende conto che le criticità che si presentano con la eventuale chiusura dell’Ospedale di Trebisacce sarebbero legate alla presenza di Presidi come l’ospedale ad alta specialità di Policoro, in Basilicata, che sarebbe a meno di 20-25 Km da Rocca imperiale e dai paesi ai confini (Canna, Nocara, Montegirodano, Roseto), ed a 35/40 Km da Trebisacce, per cui diventerebbe il riferimento naturale, con accentuazione del fenomeno di mobilità passiva, che attualmente interessa l’ortopedia e traumatologia e le urgenze chirurgiche e vascolari,  ma anche  numerosi casi di riabilitazione Cardiologia, Ortopedica, neurologica.

Le associazioni in coordinamento tra loro per la difesa dell’ospedale chiedono alle istituzioni presenti sul territorio ed ai politici tutt’ora silenti, di  fare in modo che il prezzo della riorganizzazione non sia pagato solo dall’alto jonio ma venga distribuito equamente nell’ambito di tutto il territorio della Azienda sanitaria provinciale   tra le strutture pubbliche e  private, soprattutto, secondo un piano oggettivo e ragionato che tenga conto del fabbisogno di salute dei territori e non di altro!!!. 

Guardando più da vicino solo al territorio della ex Azienda sanitaria n° 3, possiamo affermare che il tutto è possibile mediante una riorganizzazione razionale e non di comodo di tutta la rete ospedaliera della ex Azienda  di Rossano. Infatti volendo razionalizzare le risorse, non si capisce come mai si è deciso di chiudere un ospedale di frontiera come Trebisacce che serve il territorio più vasto della ex AS3 (17 Comuni, circa 60.000 abitanti, un territorio vasto e male collegato) mentre non si è pensato di intervenire sugli ospedali di Rossano e Corigliano. Infatti in questi, che  distano fra loro non più di 10 KM, vi sono attualmente presenti due Chirurgie, due Medicine, due Ostetricie-ginecologie, due Pediatrie; se a ciò si aggiunge che a 20 Km da questi due presidi insiste un terzo ospedale, quello di Acri con altrettanti doppioni, si capisce bene che la scelta della chiusura di Trebisacce è irrazionale, e quindi è una scelta di comodo e di opportunità ma non tecnica.
Ed il sopralluogo dei NAS ha rappresentato l’alibi per poter procedere alla chiusura oggi dei reparti di Chirurgia e Ginecologia, ma domani di tutto il Presidio che in tali condizioni diventerà improduttivo e non sicuro.

Se tutti noi riflettiamo, ci rendiamo conto che le prescrizioni dei NAS potevano essere evase in 15 giorni al massimo e peraltro la sala operatoria di Vibo Valentia, per un evento più grave come la morte di una  ragazza, non è stata chiusa più di ventiquattro ore.

E come mai dal 2007, quindi dopo due anni, nessuno si è preoccupato di mettere a norma la sala operatoria dopo la prima visita dei NAS? Proprio questo riflessione ci rende ancora più preoccupati, perché ancora di più ci conferma una volontà negativa nei confronti di Trebisacce. Di chi sono le responsabilità?
L’immobilismo e la rassegnazione di alcuni Sindaci percepita nell’incontro con le associazioni non la comprendiamo se è vero come è vero che l’ospedale di Cariati, già inserito tra le case della salute, nei giorni scorsi è stato reinserito nella rete degli ospedali per acuti, quindi occorre far valere le proprie ragioni, a qualunque costo.
Né ci può fare stare tranquilli una fugace promessa sussurrata per orecchie che dovevano intendere, su un ipotetico reparto di urologia che non ci serve, è già presente a Corigliano, a Cetraro e nell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, né la urologia rientra tra le priorità della gente dell’alto ionio, che vuole essere garantita innanzitutto per la sopravvivenza in caso di urgenza Medica e Chirurgica. Soltanto dopo si può discutere di altro.

Non ci convince neppure il discorso di alcuni Sindaci circa la improduttività dei reparti o la negligenza degli operatori: ci sono reparti in altri ospedali che stanno messi peggio di quelli di Trebisacce ma nessuno ne parla; e poi come un reparto può produrre se viene mantenuto per anni sotto organico medico e/o infermieristico, in alcuni casi senza primario, senza attrezzature adeguate? Probabilmente per quello che sono riusciti gli operatori del nostro Ospedale meriterebbero un monumento, altro che chiusura, perché hanno operato tra mille difficoltà e rischi ed in completa solitudine!

Alla luce delle considerazioni esposte, le associazioni, in coordinamento tra di loro in difesa dell’Ospedale di Trebisacce formulano le seguenti 3 proposte opzionali, alternative ed inderogabili:
Proposta A:
Proposta di base:
1.      Pieno rispetto del documento sottoscritto dalla conferenza dei Sindaci nel 2006 con l’allora Direttore generale, rappresentante legale pro tempore della Azienda sanitaria.
2.      Attuazione immediata delle prescrizioni di luglio dei NAS per mettere a norma le due sale operatorie.
3.      Riapertura immediata del Blocco operatorio, dei reparti di Ostetricia e Ginecologia e della Chirurgia generale e revoca della delibera di luglio 2009.
4.      Potenziamento del Reparto di Medicina.
5.      Potenziamento del Reparto di Cardiologia/UTIC;
6.      Attivazione di eventuali posti di Riabilitazione e/o lungodegenza.
7.      Potenziamento e riorganizzazione di tutto il sistema di emergenza territoriale.
8.      Dotazione del Presidio di Trebisacce di almeno 80-100 posti letto.
9.      Dotazione del personale e delle attrezzature necessarie ed adeguate alla corretta gestione dei casi clinici.
 
Eventuali indirizzi di specializzazione ( vedi Documento 1) 
Per il  Presidio Unico della sibaritide e trasferimento del territorio dell’alto Jonio  (vedi sopra Documento1) 
 
Prima che sia troppo tardi, poiché con il piano di rientro la Regione sta già lavorando sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, le associazioni confidano nel fatto che tutte le  istituzioni presenti sul territorio prendano coscienza della realtà e supportino in modo forte la proposta di base di cui sopra ed invitano tutte le istituzioni sensibili alla problematica  ad aderire in modo formale al presente documento per la parte propositiva, ed a d unirsi all’agitazione in corso per tutelare dei diritti sacrosanti  di tutti i cittadini dell’alto jonio.

 

 

Dott.ssa Carmela Maradei e Prof.ssa Saveria De  Gaudio ( FIDAPA)