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  03 settembre , 2010       redazione    

STAZIONE DI TREBISACCE: INCIDENTE MORTALE TRA I BINARI.

TREBISACCE Solo una tragica fatalità o una serie di negatività legate alla solita inadeguatezza dei servizi determinata da inadempienze e responsabilità ben precise? E’ quello su cui ci si interroga in presenza dell’ennesimo incidente, questa volta ferroviario, che è costato la vita alla povera Dorina, cittadina rumena ormai comunitaria, venuta in Italia in cerca di lavoro e di dignità e morta sul marciapiedi della stazione di Trebisacce in una pozza di sangue prima che sul posto arrivasse l’ambulanza del 118. Sulla dinamica dei fatti, sulle eventuali responsabilità che hanno determinato l’incidente e sui ritardi con cui sono arrivati i soccorsi, certamente farà luce l’indagine avviata dagli inquirenti e dalle Forze dell’Ordine, ma quello che appare certo, e che deve far riflettere, è che in una stazione del centro-nord, dove transitano treni di nuova generazione, le indiscutibili negatività della linea ferroviaria jonica, che hanno reso fatale la probabile distrazione della povera rumena, non si sarebbero verificate e, se anche ciò fosse avvenuto, la tempestività dei soccorsi avrebbe evitato che la tragedia si consumasse. Sì, in realtà la povera rumena, in un treno costituito da sole tre carrozze, affollato come sempre e alle prese con una serie di bagagli fatti di buste, di borse e di borsoni, si è distratta e, per scendere dal treno, ha aperto lo sportello dal lato sbagliato, sottraendosi così al controllo del capo-treno che, avendo constatato che le discesa e la salita dei passeggeri era stata completata, ha dato il via libero al treno. Treno che ha prima trascinato e poi travolto e maciullato la povera Dorina che non aveva fatto a tempo a scendere dal treno prima che riprendesse la sua corsa verso Sibari. Fin qui la distrazione da parte della povera donna e la tragica fatalità. Ma come mai, ci si chiede, quello sportello non era bloccato? Come mai il normale meccanismo di blocco degli sportelli non interessati alla salita e alla discesa dei passeggeri era disattivato o, trattandosi di locomotori datati e di vecchia generazione, non era proprio presente? Come mai, ci si chiede ancora, sulla linea Taranto-Sibari, ancora a binario unico ma elettrificata da tempo, circolano ancora i vecchi locomotori diesel invece delle nuove elettromotrici? Interrogativi inquietanti, questi, che lasciano perplessi e senza risposte. E fin qui le abusate disfunzioni della linea jonica, un ramo secco della rete ferroviaria italiana sul quale Trenitalia non investe più in mezzi ed in tecnologie come altrove. Poi ci sono i ritardi con cui sono arrivati i soccorsi: da Cassano, perché il 118 di Trebisacce era impegnato altrove. Ritardi anch’essi legati alla contingenza, ma certamente indegni di un Paese civile. Ritardi che dimostrano come questo lembo di terra, sempre più negletto e abbandonato, sia ormai tagliato fuori dalla civiltà dei servizi, ma che prima o poi troverà la forza per prendere coscienza e per ribellarsi.

Pino La Rocca

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(tratto da Agorà Alto Jonio news)

Trebisacce - Nonostante questo tipo di incidente con le "porte killer" si ripeta ormai con una frequenza impressionante ancora non viene introdotto l'obbligo del dispositivo di controllo porte su tutti i treni il cui costo srebbe irrilevante se commisurato alle spese per l'estetica dei treni - velluti e carrozzerie multicolore - e quelle per la propaganda. Solo pochi giorni or sono, il 19 agosto 2010, Giacomo Burla, di 58 anni, era morto a Treviglio (Bg) nel tentativo di salvare la moglie rimasta intrappolata nella porta del treno il 2098. Il 31 agosto un’altra Donna muore travolta dall'Espresso dal quale era appena scesa. La sfortunata cittadina dell'Est europeo, Dorina Bortofleac, 49 anni, romena e coniugata con figli, per cause ancora in corso di accertamento, stava scaricando i numerosi bagagli dall'Espresso 905 proveniente da Torino Porta Nuova e diretto a Catanzaro Lido. Era salita sulla stesso treno che l'ha uccisa alla Stazione Centrale di Bari, poco dopo le 8, mattina diretta appunto a Trebisacce dove una connazionale le aveva trovato un'occupazione come badante, lavoro che Dorina Bortofleac svolgeva anche nella città pugliese.

Arrivata in riva allo Jonio è accaduto l'impensabile. L'orologio segnava le 11,14. Secondo la ricostruzione, la donna è scesa dal treno utilizzando la porta sbagliata. Poi forse è inciampata, o scivolata sui binari. Da qui ha cercato di scaricare le buste in plastica contenenti il corredo che portava con se. Proprio in quel momento il treno è ripartito, senza che il macchinista o il personale di bordo, tantomeno i passeggeri, si accorgessero di nulla. E la tragedia si è consumata. Il convoglio ha prima tranciato alla donna il braccio e la gamba destra. La malcapitata sembra che abbia avuto, seppur sanguinante, la forza di chiedere aiuto, con un flebile respiro di voce. Poi però è svenuta. I primi ad accorgersi della disgrazia sono stati un ragazzo di Locri, A. I. di 20 anni, in visita alla fidanzata di Trebisacce; e il titolare del Bar stazione, G. L. di 60, che tra la disperazione generale hanno allertato i soccorsi. Sono partite le chiamate al "118" e alle forze dell'ordine. E all'arrivo dei soccorsi, ci sono state anche polemiche per un loro presunto ritardo.

Alcuni testimoni hanno riferito che la donna non è morta sul colpo e che l'ambulanza del 118 è giunta in ritardo. In attesa dei soccorsi Dorina Bortofleac, che aveva subito gravi lesioni, sarebbe insomma morta dissanguata. Secondo quanto è emerso dagli accertamenti investigativi, l'ambulanza del 118 che avrebbe dovuto soccorrere la donna - intervento rivelatosi comunque inutile perchè la romena era già morta - è giunta da Cassano impiegando quasi venti minuti. Quella in servizio a Trebisacce invece era impegnata in un altro intervento.

(viceversa.megablog.it)