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  24 giugno , 2011       piero.devita       Cultura   
TRUMPER J.B.  sul DIALETTO DI ALBINO PIERRO

 Pubblichiamo uno studio del glottologo Prof. John B. Trumper dell'UNICAL su dialetto del poeta tursitano ALBINO PIERRO. Il Prof. Trumper volge l'attenzione anche a due poeti dell'Alto Jonio: Giacinto LUZZI e Piero DE VITA.

 

 

IL DIALETTO POETICO DI

ALBINO PIERRO*

 di

John B. TRUMPER

 

 

 


* Questo contributo è ancora in stampa; il suo tema principale riguarda, come si evince dal titolo, lopera poetica di Albino Pierro, poeta appartenente linguisticamente allarea (calabro)lucana, ma dal versante lucano, Tursi. Sono però molto frequenti, ed inevitabili, i rimandi, sia poetici, che linguistici ad altri autori, e alla loro lingua dellarea contigua al di là del Pollino. Ci sembrava quindi interessante riproporre questo intervento in questa sede.

 

 

0. È ormai considerata unoperazione superata e forse inutile commentare il dialetto usato da Albino Pierro nella sua  produzione poetica: una volta descritto il calabro-lucano arcaico, già definito in nuce in Lausberg 1939, non vi è apparentemente più niente da dire. Comunque, vista la polemica durata oltre trent’anni tra Lausberg e Parlangeli, cui Lausberg è tornato fino al suo saggio del 1974, avevo pensato, nel nostro ultimo contributo su questa zona  importantissima per la risoluzione di complessi problemi della tarda latinità, di fare il punto sulla questione,  focalizzando l’attenzione non solo sulle tappe evolutive di un vocalismo molto particolare, ma anche sulla morfologia arcaica e su questioni di rarità lessicale (Trumper-De Vita-Di Vasto in Trumper-Mendicino-Maddalon 2000), come vi ero tornato in un lungo saggio (RID XXIII. 9-38) del 1999, con maggiore precisione circa le complesse vicende diacroniche. Sappiamo, dunque, qual è il dialetto in gioco, quali sono le sue caratteristiche, in senso  arcaicizzante, e insieme ricaviamo questa forte impressione duna latinità già formata ma ferma verso l800-900 d. C. Comunque, al di là del dialetto usato, Pierro sembrava  dimostrare  una  personale  consapevolezza  linguistica  del  parlato  che  lo  portava  a prescegliere determinati elementi linguistici piuttosto che altri, lasciando questi  ultimi alla reale comunità dei suoi parlanti tursitani. Vi è, diciamo, una specie di pre-limatura intenzionale di alcuni elementi dialettali appartenenti ad una Sprachgemeinde o speech community concreta, cui segue un uso praticamente  esclusivo di siffatti elementi (pre-scelti, pre-limati), al fine di creare un codice molto  personale,  lasciando,   delegando  agli  elementi  scartati  di  ricoprire  il  loro  solito  uso comunitario. Ogni tanto, tuttavia, emergono elementi rari, come a costituire una revisitatio di luoghi e schemi, anche linguistici, della propria gioventù che è stata vissuta in una ‘comunità reale, ci con reali coordinate temporali e spaziali. Ovviamente gli elementi scelti, pre-limati, come si diceva, subiscono una seconda limatura’, vengono affilati una seconda volta nel corso  delloperazione poetica....

 

Dovessi riportare simili riflessioni all’Area Arcaica Calabro-lucana penserei a scene di paese evocate da Luzzi in oriolese,

 

alle riflessioni sulla nonna Lucia ‘cieca’ del mio allievo De Vita in trebisaccese, e ad altro ancora.

 

Qui si ritrova quella collettività in cui “si nasce”, si sente la sua voce.

 

Il paese di Pierro, invece, è un mito personale, non risente molto della collettività, del “farsi collettivo”, neanche dei rapporti comunitari o interpersonali,come in Zanzotto o in Meneghello, o negli autori testé  menzionati dellArea Arcaica Calabro-lucana.

 

 

...( per il testo completo: clicca su " Documenti ")

 

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