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  19 luglio , 2009       piero.devita       Attualità   
OSPEDALE- CONSIGLIO STRAORDINARIO

I reparti di chirurgia, ostetricia e ginecologia (e relative sale operatorie) dell'ospedale di Trebisacce, in provincia di Cosenza, sono stati chiusi dal Direttore Generale dell'Asp di Cosenza, Dott. Petramala, a seguito di un'ispezione dei Carabinieri Nas. In particolare, la struttura ospedaliera presentava gravi carenze igienico-strutturali, impiantistiche, di sicurezza sul lavoro e di contenimento del rischio biologico.

N.B. Sono le stesse carenze evidenziate dai Nas nel 2007, in un altro precedente intervento. Sono passati inutilmente due anni e il Dott. Petramala non ha mai provveduto. Perchè?...La domanda nasce spontanea... I soldi stanziati  per provvedere all'adeguamento che fine hanno fatto?..."prezzolati tecnici e consulenti pagati lautamente" , ad oggi, quali suggerimenti hanno proposto? Ecco perché sorgono dubbi e sospetti. Le responsablità sono palesi e vanno valutate. E dunque perché far pagare ad un intero territorio "giochetti" che certo non fanno bene alle istituzioni  e alla gestione della cosa pubblica?...Perché tanta attenzione per gli Ospedali di Rossano e Corigliano e nulla per gli altri? Il posto del dott. Petramala non è dato per competenze specifiche ma per scelte politiche. La politica, dunque, faccia il proprio dovere e intervenga nella giusta misura. Il presidente della nostra regione, Loiero, perché tace ancora?... E Oliverio?...


 

Consiglio Intercomunale Straordinario monotematico promosso dal Comune di Trebisacce proprio nel piazzale dell’Ospedale gremito di amministratori, di personale sanitario e di gente comune e allargato a tutti i 17 sindaci dell’Alto Jonio, compreso Cassano Jonio. Solo così i vertici aziendali potranno recuperare credibilità e allontanare il sospetto che si voglia prendere in giro la gente.

Ed erano tutti presenti e determinati i 17 sindaci: “la vera ed unica forza di questo Comprensorio, - è stato detto - finalmente unita e decisa a non mollare ed a fare quadrato sul destino dell’Ospedale”.

Accanto ai sindaci tantissima gente, composta ma molto determinata e mai come questa volta la tensione e la rabbia della gente si tagliava a fette, tanto che ci sono stati momenti di tensione che solo per caso non sono esplosi in atti di intolleranza.

Nell’aria aleggia da tempo infatti il sospetto, è stato questo il ritornello, che le prescrizioni dei Nas (di nessuna gravità e risolvibili in pochi giorni) sono state solo un pretesto per portare a compimento un disegno studiato a tavolino e che passa attraverso anni e anni di solitudine e di abbandono da parte dei vertici aziendali, anche a dispetto delle direttive politiche regionali, di un Ospedale che, a dispetto appunto di quanto recita la Delibera Regionale del 2005 (Ospedale per acuti e di frontiera) è stato sistematicamente depotenziato e condannato da anni ad una lenta e inesorabile agonia. Tra i presenti, oltre ai 17 sindaci ed a tutto il personale sanitario, il presidente dell’Ordine dei Medici Corcione, il consigliere regionale Franco Pacenza, il neo-consigliere provinciale Giuseppe Ranù e poi Forze Sindacali, Associazioni di Categoria e di Volontariato, i rappresentanti del Tribunale dei Malati, Cittadinanza Attiva… Ad accendere il dibattito l’intervento di Franca Aloise, dipendente Asp e quello introduttivo del sindaco di casa Mariano Bianchi che ha riferito del confronto avuto ieri mattina con Petramala. “Un confrontoha detto Bianchi - dai toni aspri e a tratti alterato nel quale i sindaci in delegazione (Bianchi, Durso, Tursi, Santagada e Gaudio, insieme all’On. Pacenza) hanno rinfacciato a Petramala l’adozione “di un Decreto frettoloso e improvvido, – lo ha definito Bianchi – puntellato da prescrizioni di nessuna consistenza e gravità. Si è trattato – ha ribadito Bianchi – di un accumularsi di mancate manutenzioni ordinarie sfociate nel decadimento delle condizioni di sicurezza, di cui ci occorre scovare responsabilità, più amministrative che politiche, di cui qualcuno dovrà rispondere… Siamo pronti a dimetterci tutti e 17 – ha concluso Bianchi annunciando altre sostanziali iniziative - se non riusciremo in questa battaglia di civiltà”.

A seguire ci sono stati gli interventi di sindaci e di operatori sanitari (Gaudio, La Regina, Melfi, Santagada…) e quindi l’intervento più atteso dell’On . Franco Pacenza, spesso sulla graticola nonostante gli sforzi personali per tenere in piedi la baracca.

Ci sono state, ha detto Pacenza riferendosi ai vertici aziendali - inadempienze e inefficienze che dimostrano una confusione di responsabilità… L’Asp ora deve dire in quanti giorni per gli interventi e per ripristinare il servizio e riconsegnare il “Chidichimo” alla sua funzione di ospedale “per acuti e di frontiera”, come ha sancito la Regione”. Stesse responsabilità adombrate dall’on. Pino Gentile il quale in una nota stampa parla di “responsabilità dell’attuale DG che in 18 mesi (prima ispezione dei Nas) non ha mosso un dito per effettuare interventi obbligatori per legge. Il danno arrecato alle popolazioni dell’Alto Jonio – aggiunge Gentile – rappresenta l’ennesimo tassello di una gestione poco oculata, finalizzata solo a realizzare micro-internventi a macchia di leopardo per finalità esclusivamente politiche”.

Secondo l’esponente del PDL, Petramala doveva sapere delle carenze dell’Ospedale. “La sua inedia sta provocando solo disagi a tutto un Comprensorio a cui desidero far pervenire la mia solidarietà per le pesanti conseguenze derivanti dalle omissioni da parte dei vertici dell’Asp…”.

            (articolo di Pino La Rocca, tratto da "Nuova Sibaritide)


Nel corso dei lavori  l'On. Mundo ha affermato “Non una Commissione per studiare la natura e l’entità degli interventi ma un’impresa specializzata per eseguire in pochi giorni i lavori e riaprire l’Ospedale per rendere giustizia alle popolazioni dell’Alto Jonio”. Nel suo intervento ha sviluppato diversi punti evidenziando inadempienze, contraddizioni e discrasie nella gestione degli ospedali e della sanità nell'Alto Jonio e nella Sibaritide. Chiara la volontà dei vertici di favorire i nosocomi di Rossano e Corigliano e di svilire gradualmente il ruolo e la presenza di quelli di Trebisacce e Cariati. Importante il passaggio sulla mancata proroga al Dott. Cappa, primario di Chirurgia. Segno tangibile della volontà di impoverire il "Chidichimo" di operatori di riferimento e fondamentali per la vita stessa della struttura. Oltre a Chirurgia, altri reparti risultano ancora senza primari (Medicina e Ginecologia). L'On. Mundo chiede: "Come mai non sono stati espletati i relativi concorsi?"....Tante sono le inadempienze che lasciano prefigurare il disinteresse per  il mantenimento e la crescita del nostro Ospedale.


NOTIZIE PRECEDENTI:

 

Trebisacce

Sulla paventata soppressione di alcuni importanti reparti e servizi sanitari dell’ospedale “Guido Chidichimo” interviene l’associazione Cittadinanza Attiva con una nota allarmata e al contempo fortemente polemica nei confronti del consigliere regionale Franco Pacenza, presidente della Commissione Sanità dello stesso Consiglio Regionale. 

“Il destino dell’ospedale di Trebisacce si tinge di giallo”, scrivono i responsabili di Cittadinanza Attiva, “peccato che in gioco ci siano la salute dei cittadini e il destino degli operatori sanitari che quotidianamente mettono a disposizione le loro professionalità nonostante le carenze di attrezzature, di personale e, soprattutto, in assenza di chiarezza programmatica sia da parte della Regione che dall’Azienda Sanitaria Provinciale, che sarebbero tenute ad ogni utile chiarimento”. Secondo Cittadinanza Attiva “il consigliere regionale Pacenza avrebbe creato equivoci affermando che la Regione sarebbe impegnata al fine di dotare l’ospedale di Trebisacce d’un Punto Nascita: questa non è una novità – scrivono - perché a Trebisacce esiste già un Punto Nascita annesso alla Ostetricia, che rappresenta la diretta conseguenza della chiusura del reparto di Pediatria avvenuto nel 2006; se a questo s’aggiunge che anche Ostetricia sarà spostata a Corigliano o a Rossano non si riesce a capire a cosa dovrebbe servire un Punto Nascita a Trebisacce”. Anche sul possibile accorpamento della Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC) al reparto di Medicina, come è stato pubblicamente sostenuto dal consigliere Pacenza, Cittadinanza Attiva afferma di sentire “l’obbligo di precisare che l’UTIC è area di terapia intensiva e non solo non può essere accorpato a Medicina (che è area medica) ma, in virtù d’una delibera di Giunta Regionale, la n° 919 del dicembre 2008, dovrà obbligatoriamente essere trasferita presso il presidio ospedaliero di Rossano dove c’è la Rianimazione, come peraltro riferito in una recente riunione a Rossano da rappresentanti dei vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale”. Inoltre Cittadinanza Attiva, in merito agli sprechi imputabili all’eccessivo numero di figure apicali ricorda che “a Trebisacce per anni è mancato il primario della Chirurgia, per anni è mancato e manca il primario della Medicina, da un anno manca il primario della Cardiologia e UTIC e da qualche tempo il primario di Ostetricia è stato trasferito a Rossano, per cui gli sprechi non possono essere imputati all’eccessivo numero di figure apicali alla cui carenza ha sempre sopperito, con professionalità e spirito di sacrificio, tutto il personale dell’ospedale Chidichimo”. La stessa associazione afferma che “quando si punta sulla qualità delle prestazioni diventa imprescindibile l’accorta individuazione di figure apicali che possano apportare un contributo in termini professionali e di qualità erogata al fine di aumentare l’attrazione sanitaria: quindi le figure apicali dovrebbero rappresentare un male necessario e non un inutile spreco”. Cittadinanza Attiva conclude asserendo che “i politici dovrebbero lavorare alacremente per individuare il giorno della nascita del Piano Sanitario, che è in gestazione da quattro anni e non vede ancora la luce, piuttosto che sforzarsi di giustificare un destino che per l’ospedale di Trebisacce sembra ormai segnato, se è vero come è vero che quello che il consigliere Pacenza ha affermato nei giorni scorsi tradotto in italiano significa: chiusura della Ostetricia con trasferimento a Rossano o Corigliano e, di conseguenza, chiusura anche del Punto Nascita attualmente attivo in Ostetricia; chiusura della UTIC in forza della delibera 919/08 perché da trasferire a Rossano dove c’è la rianimazione; accorpamento presso la Medicina della residua Cardiologia che di fatto verrebbe anch’essa chiusa. In definitiva s’arriverebbe alla chiusura di ben quattro reparti più il nido, ovvero UTIC, Cardiologia, Ostetricia e Ginecologia, il Nido, oltre la Pediatria che era stata già chiusa”.

 

 


UN ANNO FA ...

 

No allo smantellamento dell’ospedale di Trebisacce

Scritto da redazione, 03-06-2008

 

 

I sindaci di Amendolara, Mario Melfi, e di Trebisacce, Mariano Bianchi, minacciano lo sciopero della fame se non saranno ripristinati i servizi sanitari soppressi nell’ospedale di Trebisacce. I due primi cittadini da tempo denunciano il progressivo smantellamento dell’ospedale, che serve la parte nord del litorale ionico cosentino. E tutto questo, dicono, nel silenzio dell’Azienda Sanitaria e delle istituzioni superiori.

I sindaci dell’Alto Jonio, con a capo quello di Trebisacce Mariano Bianchi, si incatenano davanti all’Ospedale in segno di protesta e di denuncia contro l’ennesimo “scippo” ai danni dell’Ospedale Zonale di Trebisacce con la chiusura del Reparto di Ostetricia e Ginecologia e l’accorpamento di Medicina e Cardiologia.

Un tentativo, fanno osservare alcuni degli addetti ai lavori, posto in essere alla vigilia delle vacanze quando la gente pensa più al mare che ai problemi della sanità, con il malcelato obiettivo di farlo passare sotto silenzio.

Tentativo certamente non riuscito perché, ieri mattina oltre al Sindaco di Trebisacce, Mariano Bianchi che si è incatenato ad una colonna dell’Ospedale, hanno risposto all’appello perché da tempo condividono le preoccupazioni sul destino dell’Ospedale, tutti i sindaci dell’Alto Jonio: di Albidona Aurelio, di Alessandria del Carretto La Rocca, di Castroregio Santagada, di Oriolo Pugliese, di San Lorenzo Bellizzi Scarivaglione, di Amedolara Melfi, di Montegiordano La Manna, di Nocara Acciardi, di Canna Cosentino, di Cerchiara di Calabria Mauro, di Villapiana Bria, di Plataci Tursi, di Roseto Capo Spulico Durso, di Francavilla Marittima Munno e di Rocca Imperiale De Leo. 

Un’azione di protesta eclatante quella dei sindaci che, secondo quanto da loro stessi dichiarato, vogliono interpretare e denunciare all’opinione pubblica, alla classe politica regionale, alla Prefettura di Cosenza, ai vertici aziendali che evidentemente eseguono direttive impartite dall’alto, la delusione, il malcontento e la rabbia delle popolazioni dell’Alto Jonio che nell’Ospedale di Trebisacce hanno sempre trovato le risposte più urgenti alle loro esigenze sanitarie, che qui hanno fatto nascere da trenta anni a questa parte tutti i loro figli e che vedono la terra franare loro sotto i piedi.

 Una protesta civile e democratica che sicuramente finirà sui media nazionali e che, a detta dei sindaci, non si fermerà alla manifestazione odierna, ma avrà un seguito nella mobilitazione massiccia delle popolazioni che finalmente cominciano a capire che, in assenza di una rappresentanza politica capace di tutelare i legittimi interessi di questo territorio, occorre scendere in piazza e difendere con il cuore e con i denti almeno quello che resta dell’esistente, costituito non da presidi sanitari d’eccellenza, ma da strutture sanitarie decorose, aiutate a sopravvivere dalla professionalità e dagli sforzi degli operatori sanitari che vi prestano servizio, che sono il frutto di anni di lotte civili e democratiche.

 Da oggi in poi, questa è la drammatica denuncia dello striscione esposto all’ingresso del “Guido Chidichimo”, all’Ospedale di Trebisacce è “vietato nascere”: tutte le partorienti, da Nocara a San Lorenzo Bellizzi, da Alessandria del Carretto a Cerchiara di Calabria, da Oriolo a Plataci, dovranno recarsi altrove perché nell’Alto Jonio “è consentito morire ma è vietato nascere”. E quando in un territorio come l’Alto Jonio, periferico e sempre più emarginato, fanno rilevare alcuni cittadini che ieri mattina partecipavano alla manifestazione di protesta, non si può nascere, vuol dire che non c’è futuro per le nuove generazioni. Davanti a questa prospettiva è legittimo non arrendersi e battersi ad oltranza. Almeno per il futuro dei propri figli.

(Pino La Rocca)