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  08 luglio , 2011       piero.devita       Cultura   
CONFRONTI - anno VII - N. 6 Giugno 2011

Confronti

ANNO  VII -  N. 6 - GIUGNO 2011

 

 

 

Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura

 

 

 

 

 

 

 

CONFRONTI: IL NUOVO NUMERO E' A DISPOSIZIONE DEI LETTORI

 ....rassegna di alcuni articoli riportati nel periodico. Clicca sotto su Documenti

 

 

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I conti non tornano

                                        di Pino La Rocca

Nei giorni scorsi l’esecutivo Bianchi ha approvato il Bilancio 2011, l’ultimo del proprio mandato elettorale e, nel corso della discussione in Consiglio, è emersa una situazione contabile abbastanza compromessa. Soprattutto una “crisi di liquidità finanziaria” ammessa dalla stessa Maggioranza, che il mese scorso ha portato al ritardato pagamento degli stipendi del personale ed alla sofferenza del comune verso altre imprese, tra cui quella che gestisce i rifiuti e la raccolta differenziata e quella che gestisce il depuratore. Ma non solo.

Colpa di una gestione poco oculata delle risorse, secondo la Minoranza, colpa invece di una massa debitoria ereditata e di una cospicua evasione dei tributi comunali (a cui si sta ponendo rimedio), secondo la Maggioranza.

Forse un po’ dell’una e un po’ dell’altra, diremmo noi. Senza sottovalutare la recessione in cui sono costretti i comuni, specie quelli più piccoli, da un governo malandrino che toglie ai poveri per dare ai ricchi e che, con una mano toglie (l’Ici) e con tutte e due le mani prende dai cittadini e dai comuni, a danno dei quali i guai aumenteranno nel momento in cui sarà operativo il federalismo fiscale imposto dalla Lega Nord per dispetto verso il Sud. Fatto sta che il Comune ha i conti in rosso e prima o poi noi cittadini, che ne siamo gli azionisti di maggioranza, dobbiamo prendere atto e preparaci al peggio, perché l’unico rimedio ad una finanza dissestata è la leva fiscale. Cioè l’aumento dei tributi comunali. Non c’è altra via d’uscita!

Ma che cosa si fa, in una buona famiglia, quando ci sono difficoltà economiche ed i conti non tornano? Ci si siede intorno ad un tavolo e, tutti insieme, si cercano i rimedi e, per evitare il fallimento, si riducono le spese superflue, cosicché ogni componente della famiglia si prepara a fare qualche rinuncia. E invece i nostri amministratori, di Maggioranza e di Minoranza, che fanno? Pensano a litigare ed a scambiarsi, non solo in Consiglio, ma soprattutto sui muri della città e sui giornali, accuse e ingiurie, anche di carattere personale, dando un esempio di cattivo gusto, di poca civiltà istituzionale e, soprattutto, di non aver capito la lezione venuta dalle urne che, a ben vedere, non è stata capitalizzata, a nostro modesto avviso, né da chi ha vinto, né da chi ha perso.

Se infatti le cose non vanno, se Trebisacce segna il passo e non decolla, è colpa, in primis, di chi amministra, di chi si è chiuso nel fortino e governa relazionandosi solo con i pochi intimi che frequentano il palazzo, dando ascolto solo alla propria boria personale ed evitando sistematicamente il contatto con la gente ed i consigli di chi, parenti, amici e cittadini super partes, vorrebbe collaborare.

Ma, a nostro modesto avviso, è colpa anche di una Opposizione che non segue e non vigila quotidianamente sull’attività amministrativa (oggi si può attraverso l’Albo Pretorio on-line) e di tanto in tanto, per dar prova della propria presenza e mettere alla berlina gli avversari, secondo l’antica logica del “tanto peggio, tanto meglio”, stila manifesti murali zeppi di contumelie come le antiche “catilinarie”, con le quali più che sollevare problemi concreti e formulare proposte, ci si scaglia contro e ci si offende anche sul piano personale. Poi arriva puntuale la replica, talvolta ancora più violenta e velenosa, con una reazione talvolta più virulenta della stessa provocazione, finendo col dare così uno spettacolo indegno di un paese civile e dimenticando che questo paese è stanco ed ha detto chiaramente basta alle liti, agli insulti ed ai veleni.

Mi viene in mente, e lo voglio ricordare, il povero ingegnere Donato che per 5 anni, per onorare il mandato elettorale, abbandonato dai suoi stessi compagni di cordata, ha fatto opposizione da solo, leggendo le carte e incalzando sul piano politico una Maggioranza che sovente gli rideva in faccia e lo sbeffeggiava. Lui, imperterrito, ha continuato la propria battaglia politica, con onestà e con rettitudine. Forse erano altri tempi, ma lo voglio ricordare, come cronista che segue la vita politica trebisaccese da oltre 30 anni, a chi ha memoria corta ed a chi è abituato ai cambi di rotta ed alle  scorciatoie.

E allora, che fare? Oggi è tardi per tornare indietro e per scacciare i mercanti dal tempio, ma fra soli 10 mesi torneremo alle urne e, se i trebisaccesi vogliono un futuro migliore, per sé e per i propri figli, occorre fare tesoro di queste cose, evitare di votare per chi parla meglio, o per chi ha una bel parentato alle spalle, come è avvenuto in passato, altrimenti bisogna ammettere che… ogni popolo ha i capi e i sottocapi che si merita.

Noi pensiamo che al Comune, al di là dell’appartenenza a partiti che si ricordano di essere tali solo in prossimità delle urne, ci debbano andare persone umili e non saccenti, competenti, amanti del paese e non del proprio tornaconto, inserite sì in un gioco di squadra, ma capaci di dare il proprio contributo personale per il bene di questo paese.

Da questo punto di vista Confronti, che non ha velleità personali, che non obbedisce a logiche di appartenenza, saprà, al momento, fare le proprie scelte e indicarle ai suoi lettori. Il resto tocca ai trebisaccesi, che troppo spesso sottoscrivono deleghe in bianco. Salvo poi ad ammettere che… anche questa volta abbiamo sbagliato.

 

 

Aeroporto della Sibaritide

Rinaldo Chidichimo, presidente onorario dell’Ass.ne  “Le ali per Cosenza”.

Quanti problemi ci sono !  C’è anche la piaga del caporalato che specula sulla disperazione occupazionale; molti emigranti rientrano dalla Svizzera e dal Milanese. Ci garantiscono che le ferriti della Piana “sono state rimosse”, e questo ci fa sperare. Veniamo all’’aeroporto di Sibari: se ne parla dal 1988; in questi ultimi mesi, i giornali regionali ne scrivono a pieno titolo. Ultimamente, se ne è interessata anche dell’Associazione  “Le ali per Cosenza”, costituita da imprenditori nel settore commerciale, agricolo, industriale e turistico, da professionisti della Sibaritide e della Provincia. Presidente onorario è stato nominato l’avvocato Rinaldo Chidichimo; l’Associazione si è posto un obiettivo prioritario: realizzare un aeroporto nella Piana di Sibari come volano di sviluppo per tutta la provincia e per lo Jonio. Con posizioni contrastanti, si muovono anche i politici e le amministrazioni comunali del vasto territorio jonico. Il consiglio provinciale si è riunito già due volte; il presidente Mario Oliverio ha ribadito che l’aeroporto non è assolutamente concorrente con quelli di Crotone e di Lamezia, ma servirà alla “provincia più grande della Calabria” e a un comprensorio abbastanza strategico per il commercio, per la comunicazione e per le popolazioni che vi risiedono. I più realisti concludono che mancano i “quattrini”, ma l’aeroporto della Sibaritide potrebbe diventare veramente un grande fattore di sviluppo per tutta la Calabria.

 

Referendum: per un'inversione di tendenza

Vincenzo Filardi

 

Passato un po' di tempo dalle ultime amministrative e dai referendum, è bene fare qualche riflessione a mente fredda, sul loro significato e sull'esito dati da quasi tutti nei commenti per scontati, a posteriori, col senno del poi, mentre non lo erano affatto prima del voto. E a risultato acquisito, con margini di percentuali molto netti, pur trattandosi di elezioni amministrative parziali ma significative, per popolazione e importanza di città interessante, specialmente per i comuni di Milano e Napoli, assumono un significato altamente politico. Arzigogoli e ragionamenti capziosi sono stati posti in essere per dimostrare principalmente che il Partito Democratico, che da tutti i risultati risulta il primo partito, non aveva vinto. Come se non contassero niente le vittorie già al primo turno di Torino e Bologna e la vittoria al ballottaggio di Milano con apparentamento e a Napoli, senza apparentamento ma col pieno appoggio del PD, dando dimostrazione di grande senso di responsabilità e senso delle istituzioni. Venivano queste i risultati visti orfani di vincitori, figli di nessuno. Avremmo voluto vedere se si fosse verificato il contrario. Per non menzionare i successivi risultati dei referendum attribuibili solo ed esclusivamente all'Italia dei Valori che li aveva meritoriamente promossi. Per fare maggiore chiarezza,vorremmo che qualcuno analizzasse le appartenenze politiche dei firmatari e dei votanti per i "SI", che sono, al di là del quorum raggiunto e abbondantemente superato, plebiscitari. E tutto questo nonostante le manovre dilatorie, i numerosi e maldestri tentativi di depotenziarli, con l'invito ad andare al mare, considerata anche la data scelta alle porte dell'estate. Ma se viene contestata la paternità della vittoria, cosa opinabile, certamente non si può non individuare lo sconfitto, il quale dopo averci "erudito" per anni sul fatto che la televisione, della quale da lustri mantiene il monopolio (le intercettazioni rese note in questi ultimi giorni sono molto istruttive nel merito), non sposta voti, ha attribuito la sua personale debacle", a trasmissioni televisive "schierate". Il dilemma, diceva qualcuno è bicornuto, ha solo due corna: non c' è una terza possibilità. Ma non c'è televisione che tenga quando per lustri si fa macelleria sociale, quando c'è chi accumula ricchezze faraoniche, mentre la massa dei cittadini fa fatica A SOPRAVVIVERE, quando a generazioni intere di giovani viene tolta perfino la speranza di un futuro sereno, quando il merito non ha alcun lavoro, la mobilità sociale in ascesa è azzerata, mentre in discesa si accentua. Per non parlare dei numerosi episodi di malcostume e malgoverno. Non c'è flauto di Pappageno che possa far apparecchiare il desco quando non ci sono vivande. Questi sono i reali motivi di un sussulto che è anche frutto di una nuova voglia di partecipazione di giovani e anziani, di professionisti e operai, di commercianti e operatori dell'industria per far cambiare le cose in meglio, per un'inversione di tendenza prima che sia troppo tardi. La forbice delle differenze economiche e sociali si è allargata troppo e i provvedimenti economici che si vogliono prendere in questi giorni non mostrano novità. Devono pagare la crisi i soliti noti: Pantalone. Tirando le somme, tra i primi compiti delle forze politiche serie e responsabili, realmente democratiche, è quello di dare al Paese una nuova legge elettorale, che ridia lo scettro al"Principe", ai cittadini, ripristinando il voto di preferenza. L'Italia non può continuare ad essere governata da un senato e da un parlamento di "nominati", che danno conto del loro operato solo al manovratore e che, quindi, si sentono svincolati dal consenso degli elettori, con conseguenti continue "transumanze" e mercato bestiame sempre aperto. Tale prassi è la negazione della democrazia. Con la preferenza i candidati devono attivarsi per avere i consensi, devono sempre dimostrare e garantire onestà e coerenza per conservarli, curare il rapporto coi loro territori, facendo così aumentare la partecipazione al voto. Ultima, ma più importante nota positiva che si è evidenziata e che poi fa ben sperare, la riscoperta della politica da parte dei giovani, che si son resi conto che nella vita non ci sono pasti gratis, nessuno ci regala niente, le conquiste politiche, economiche e sociali sono costate dure lotte, e che si devono difendere partecipando e battendosi per sempre nuove conquiste di libertà, di autonomia, di progresso.

 

 

 

Albidona

 I murale, il Museo della Civiltà contadina, una lapide per ricordare i Caduti sul lavoro

 

(Il paese è di tutti)

 

Il prof. Vincenzo Filardi non è di Albidona ma gli era sembrato  “bello e  pertinente” fare dei murales per rendere  più  accogliente”  e artistico quel cemento del lungo muro che sostiene il Parco giochi, vicino al cimitero. Suggeriva di dipingerci scene del mondo contadino e artigianale del vecchio paese: forse erano i ricordi della sua infanzia, trascorsa in Albidona durante lo sfollamento del secondo conflitto mondiale. Abitava, con la sua famiglia in casa Gentile, nel rione San Rocco.

Quali scene potevano essere disegnate sulla parete del grande muro ? Magari gli ultimi suonatori di zampogna, o il ciclo del lavoro agricolo: la semina, la mietitura, la trebbiatura; o gli ultimi artigiani fotografati da chi si batteva per il Museo della civiltà contadina o per una piccola lapide per ricordare tutti i nostri Caduti sul lavori, dai naufraghi del Chubut agli operai e alle donne morte tragicamente sulla strada e sui luoghi di lavoro. Nel Milanese e sulla strada. Questa lapide era stata suggerita di collocarla all’ingresso del paese, tra il Parco giochi e la curva di Mastro Giovanni. Il paese è di tutti. 

 

(girizzo)

  Luigi Gualtieri

“un trebisaccese per l’unità dell’Italia democratica”

Si continua a parlare del 150° dell’Unità d’Italia e dei soliti  “eroi” che hanno fatto la nostra storia;  si continua a pubblicizzare soltanto la storia “ufficiale”, ma c’è anche la storia che sta nascosta sotto le carte dei nostri Comuni e delle nostre case. Leggiamo in una onorificenza del Comune di Trebisacce che Luigi Gualtieri viene commemorato  “per la sua elezione a consigliere municipale all’alba di una novella era di libertà e di lavoro e per conservare l’unità dell’Italia democratica”.

 

 

Premiati a Torino tre giovani trebisaccesi

 

Tre giovani professionisti trebisaccesi, amanti della natura e fortemente impegnati nel mondo dell’ambientalismo, hanno vinto il “I° Premio PAV 2011” promosso dalla città di Torino, notoriamente impegnata a realizzare nel contesto urbano spazi e strutture eco-compatibili in grado di coniugare arte e natura. Si tratta di Maria Luisa Priori, Felice Gualtieri e Armando Mangone che hanno partecipato e vinto il Concorso di Idee dal titolo “Premio PAV 2011” bandito dalla città di Torino, con un progetto molto originale definito “Parco di arte Vivente”. Illustrando il loro progetto i giovani, rivolgendosi ai potenziali protagonisti di escursioni di carattere naturalistico/artistico, avvertono:  «Ad attendervi ci sarà il cantiere di Corpo Vegetale, progetto vincitore del “Premio PAV 2011” inaugurato e aperto al pubblico il 2 luglio scorso. Entrando nel parco si può assistere a una green-preview e osservare l’origine di una creazione che fiorirà nel tempo e la cui idea è nata in macchina, durante un nostro viaggio. Dopo molti mesi di lavoro, quell’idea è diventata realtà e Corpo Vegetale è una struttura vivente che connette e un palco che mostra la processualità della vita; un luogo “osmotico”, dove l’ambiente urbano trova possibilità di relazionarsi al naturale e dove le persone possono raccogliersi e riconnettersi al mondo della vita. E’ il frutto – aggiungono i tre artisti – di un laboratorio trasversale nomade che si occupa di ricerca sul post-urbanesimo, progetta la città del next human, sceglie le reti di comunicazione immateriali e indaga le relazioni tra la vita e l’architettura». I validi giovani, in omaggio alla loro terra d’origine, hanno previsto all’interno del Parco Vivente una flora mediterranea in cui alberga il ginepro, l’alloro, il biancospino, il corniolo, il melo…che sono solo alcune delle piante che fanno dell’opera uno spazio di biodiversità, pronto ad ospitare laboratori e attività di osservazione naturalistica, conoscenza pluri-sensoriale ed educazione ambientale. (p.l.r.)

 

 

“L’uomo che sussurrava al paese”

 

C’era una volta un uomo che abitava in un paese che non era il suo.

Il destino volle che in quel paese mise radici decidendo di dedicare la propria vita alle parole sussurrate da lui stesso in quel luogo, che ben presto, divenne, grazie alla sua presenza e al suo operato, un paese con una voce.

Pian piano gli abitanti del luogo impararono ad apprezzare il fiume di parole che quell’uomo riusciva a produrre fino a tal punto di voler anch’essi provare a dare un colore e una forma alle parole che solitamente si perdevano nell’aria.

Trascorsero così molti anni e il paese si arricchì di espressioni, idee, confronti, concetti, pensieri stampati e tante, tante parole.

Ognuna di loro aveva il suo valore e tutte insieme diedero vita ad un ottimo giornale che riuscì a regalare al luogo stesso, una sua storia:nacque così Il Tiraccio.

Ogni paese ha la sua storia ed è così che Trebisacce ebbe la sua.

Uno scorrere di lettere stampate e di storie narrate, di avvenimenti accaduti e di tutto quanto possa vivere un popolo che ama il confronto con gli altri.

Tanti anni dopo quell’uomo, per sua volontà, “escì di scena” regalando il suo spazio a chi , per destino o per passione, aveva chiesto di continuare il suo percorso.

Tutte le persone che lo avevano conosciuto personalmente o che avevano soltanto sentito parlare di lui, sentirono il dovere di ringraziare quell’uomo che per anni aveva sussurrato al paese in cui viveva e che aveva regalato un sorriso, uno spazio, ma soprattutto una voce a chiunque, senza mai chiedere niente in cambio.

Grazie quindi a quel Grande Uomo. Grazie a Raffaele Galasso.

 

 

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