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  07 marzo , 2009       piero.devita       Attualità   
Carcere, scuola e società

 

CARCERE E SOCIETA’

   di Renato Noia

 

Quindici anni d’insegnamento nella scuola, lavorando in istituti superiori con giovani adolescenti o poco più e spostandomi da nord a sud della nostra penisola, mi hanno permesso di acquisire nuove esperienze.

Da due anni ho un bacino d’utenza integrato; infatti, alcune ore d’insegnamento le effettuo ad alunni più “maturi”, che frequentano il corso serale ed anche all’interno della casa circondariale di Rossano, dove l’uomo detenuto ha voglia di imparare e riscattarsi.

Insegnare nel carcere, ha determinato un cambiamento nel mio modo di pensare e valutare le situazioni che ci accompagnano nel corso della vita…

Entrare in una tale struttura per la prima volta, se pur per svolgere le proprie mansioni, dà sicuramente una sensazione particolare, accompagnata dalla curiosità e dall’immaginazione.

La realtà che si presenta a Rossano, tenuto conto che è un carcere, è sicuramente positiva con iniziative rivolte ad un possibile recupero socio-educativo della persona.

Non è semplicemente il luogo dove scontare la pena, con chiusura verso il mondo esterno, anzi, appare chiara la volontà, di chi gestisce la struttura, di far maturare, nel detenuto, la voglia e la capacità di un reinserimento, a pieno titolo, in una società che comunque, deve puntare sempre a valorizzare le qualità che ognuno può esprimere.

Questa mia convinzione si basa su dati di fatto ed in particolare sulle innumerevoli iniziative intraprese dalla sede carceraria, spesso, in sinergia con enti esterni, soprattutto del circondario, dove al centro dell’attenzione è sempre il detenuto, così da non farlo chiudere nel proprio guscio, ma stimolarlo continuamente a riflettere e reagire positivamente.

All’interno della struttura è possibile completare o integrare gli studi con la presenza dell’I.T.I.S. di Rossano, opportunità importantissima dal punto di vista socio-culturale e non solo.

Si svolge annualmente, in collaborazione con enti e/o amministrazioni esterne, una mostra dedicata alla pittura;

da qualche mese è in piena attività una falegnameria industriale che vede impegnati alcuni detenuti nella costruzione di mobili d’ottima qualità; è operativo un laboratorio finalizzato alla lavorazione della ceramica e dell’argento, attento alla tradizione artigianale calabrese, dove altri detenuti trovano impiego;

da poco è stata inaugurata una serra, sempre all’interno della struttura, per la produzione di colture protette ortive; è attivo un comitato di lettura (“Biblotechiamoci”), dove i detenuti sono seguiti da un servizio di volontariato; il fiore all’occhiello è sicuramente la creazione di un laboratorio teatrale, con la formazione di un “vero” gruppo: “La Compagnia Voci in Ascolto”. Questo, sta lavorando su una Commedia di Peppino De Filippo, “Cupido spazza e spera”, guidata dal regista Nicola Nastasi e che ha come direttore artistico il famosissimo Remo Girone, il quale, il 23 febbraio scorso ha presenziato, presso la casa circondariale di Rossano, la presentazione del progetto citato e naturalmente, tornerà per la prima, probabilmente nel prossimo giugno.

Si svolgono tante altre attività, le quali, è evidente che mirano ad incanalare l’uomo detenuto in un percorso di recupero, valorizzazione e reinserimento attivo e positivo, lontano da sbagli che possono condizionare la propria vita e quella del prossimo.

                                                                                                 RENATO NOIA

 

Il pensiero di chi osserva la vita carceraria dall’esterno, se pur la “sfiora”, come il sottoscritto, per motivi di lavoro, è sicuramente diverso da chi, questa realtà, la vive da detenuto. Pertanto, grazie alla disponibilità del responsabile della casa circondariale di Rossano, ho ritenuto opportuno, completare l’argomento in questione, con un articolo, scritto direttamente da chi vive la giornata all’interno di questa struttura e può esprimere le sue sensazioni in prima persona ed in modo diretto.

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CARCERE ROSSANO:

“una marcia in più”

 
 
 

Ogni civiltà, in tutti i tempi della storia, ha conosciuto l’uso di mezzi punitivi da applicare ai trasgressori delle proprie regole sociali e, tuttavia, solo in epoca relativamente recente, l’uomo ha cominciato ad interrogarsi circa la funzione della sanzione o più semplicemente, circa l’obiettivo che essa dovrebbe prefiggersi.

Nell’ipotetica classifica d’efficienza e funzionalità, l’istituto penitenziario di Rossano rappresenta per la Regione Calabria, uno dei centri all’avanguardia.

Oggi, a Rossano, non esiste solo “sicurezza” ma anche e soprattutto “trattamento”, grazie ad un progetto concreto di valorizzazione delle aree pedagogiche, un miglior coordinamento, qualificati referenti per la direzione, con l’inserimento di funzionari con un know-how riconosciuto e con l’esperienza e le competenze necessarie per dare un decisivo impulso alle attività riabilitative.

Ci sono voluti entusiasmi nuovi e metodologie, fortemente, basate sull’innovazione: il lavoro su progetti, la condivisione di responsabilità, le attenzioni alle problematiche personali del detenuto, con lo sguardo sempre rivolto ai risultati.

I risultati sono entusiasmanti!

Si è creato un coordinamento consolidato con i settori “scuola”: I.T.I.S. di Rossano, sono state create formazioni professionali, sono presenti volontari ed associazioni, che attivamente e fattivamente s’impegnano nella “crescita” dell’uomo detenuto, il tutto, supportato e voluto, grazie, all’ottimo rapporto con la direzione, che ha dimostrato di essere una dirigenza sensibile e sempre disponibile alle progettualità proposte.

Sono stati avviati progetti in partenariato con enti locali, associazioni e volontariato, Camera Penale di Calabria e varie comunità.

In particolare si sta cercando di attuare un progetto di creazione d’impresa, finanziato dalla Cassa delle Ammende, in partenariato con l’Unione Industriali di Calabria.

Attualmente è funzionante una falegnameria industriale, che già, in forma sperimentale, vede impegnati sei detenuti, intenti alla produzione d’arredi per uffici, per parchi ed aree verdi, etc.

E’ pronta un’attività terricola all’avanguardia, per la produzione di colture protette ortive ed inoltre un laboratorio di ceramica ed argento, che s’inserisce a pieno titolo nel settore più vivo della tradizione artigianale calabrese.

Lo scopo è un progetto finalizzato a favorire la creazione di piccole attività commerciali, autonome, per i detenuti, in particolare per quelli in via di dimissioni.

Non meno importante, è stato creato un laboratorio teatrale e consolidato un gruppo di teatro: la compagnia “VOCI IN ASCOLTO” che nel prossimo mese di giugno presenterà una commedia di Peppino De Filippo, “Cupido spazza e spera”.

L’obiettivo è di avere un confronto con i giovani studenti degli istituti superiori ed uno scambio d’idee.

Si è creata, inoltre, un comitato di lettura: “Bibblotechiamoci”, composto dai detenuti e supportati da un servizio di volontariato. L’iniziativa ci vede coinvolti, insieme, a leggere ed approfondire testi letterali, per interpretarne gli autori, porci domande e darci risposte. Lo scopo finale è la partecipazione ai vari premi letterali di poesia, saggistica, narrativa italiana e straniera ed avere un confronto con i vari autori.

Non per ultimo si evidenzia un’attività d’incontro e confronto, quale, “Cineforum”, un gruppo d’auto-aiuto, mediante una serie di riunioni e colloqui, attraverso le proprie esperienze, con i giovani studenti.

Idee e progetti che richiedono tanta fatica ed impegno, richiamando una riorganizzazione e valorizzazione della Dirigenza Amministrativa e della Polizia Penitenziaria di Rossano, cercando di offrire un maggiore approfondimento delle aspettative e delle esigenze dei detenuti.

L’obiettivo è di stimolare la riflessione esistenziale attraverso attività capaci di riattivare la “speranza” di un inserimento legittimo nel tessuto sociale, allontanando lo spettro della “stigmatizzazione etichettante”.

In tal senso, il carcere, diventa quindi una sfida sia per la società, sia per il detenuto.

Un nuovo strumento di comunicazione, di mettere insieme qualcosa, di condividere le regole della vita quotidiana, per un identico fine.

Un linguaggio comune, che è molto forte, di partecipazione e confronto. La responsabilità della società verso i soggetti detenuti è di tipo etico e l’obiettivo è un bene socialmente condivisibile.

L’etica diventa uno strumento di comunicazione fra la società ed il soggetto – detenuto che, non dimentichiamolo, è parte integrante della società stessa.

                                                                                                                         

                                                                                                         F. A.